Undicesima incursione aerea nel giorno 18 novembre 1915.
Cinque velivoli nemici gettano 26 bombe su Venezia e dintorni. L’attacco aereo ha inizio alle ore 13.30.
Quel pomeriggio, illuminato da un pallido sole, non doveva trascorrere per Venezia troppo tranquillo.
Un rombare di motore appena distinto, portato a tratti dal vento di scirocco, avvisa la difesa antiaerea che un velivolo nemico è in vista; ai posti di difesa, sulle terrazze e sulle navi, tutti sono in assetto di combattimento.
La sirena dell’Arsenale emette il suo urlo poderoso, seguita dalle altre dai punti estremi della città, e dai colpi di cannone ad intervalli che segnalano l’avvicinarsi degli aerei nemici.
I Veneziani sono nella maggior parte in casa, o stanno per recarsi ai loro posti di lavoro.
“No i ne lassa gnanca terminar un bocon in paxe, sti fioi de cani”.
Un po’ di confusione nel primo momento, richiami delle mamme ai figli che giuocano in calle; poi le vie, le fondamente, i “campi”, rimangono deserti.
L’aereo nemico è solo visibile quando esce da densi strati di vapori nebulosi e si mantiene a grande altezza, dirigendosi verso il centro della città.
Il fuoco della difesa s’inizia possente, fragoroso, mentre l’apparecchio uscendo dalla foschia, sobbalza per lo spostamento d’aria prodotto dagli scoppi e dal tiro precisato, mantenendosi sempre ad alta quota.
Le prime bombe cadono nel centro della città, scoppiando con immenso frastuono, innalzando colonne di fumo nerastro e sconvolgendo l’acqua del Bacino di San Marco.
Lo scoppiettìo delle mitragliatrici accompagna le scariche dei fucili, il tuonare dei cannoni e il fragore degli shrapnels e delle granate scoppianti nello spazio aereo.
E il concerto infernale aumenta sempre più. L’aereo nemico, avvolto dalla mitraglia infuocata, da densi strati di fumo che gli tolgono la visibilità, fra gli scoppi delle granate e degli shrapnels, è costretto a ritornare, girando sopra San Giorgio e dirigendosi verso il litorale.
Nuovi rombi di motori lontani; altri apparecchi nemici sopraggiungono, ma da Sant’Andrea velivoli nostri ed alleati si innalzano per la caccia ai profanatori di Venezia.
I nemici ad uno ad uno passano sopra la città, scagliando altre bombe, inseguiti dal tiro delle nostre artiglierie.
La battaglia fra aerei e difesa continua accanita, l’uragano è al suo culmine e i boati delle bombe che scoppiano a terra, si uniscono al rombare dei cannoni eruttanti dalle bocche fiammeggianti granate e shrapnels.
I velivoli nemici immersi in una bolgia infernale di fuoco e di piombo, sono costretti a ritornare mantenendosi a enorme altezza, gettando con poco danno l’ultimo carico di bombe sopra le batterie di San Nicolò di Lido, sul litorale di Alberoni e a Casa Bianca, inseguiti dal fuoco antiaereo e da velivoli nostri ed alleati.
Il rombare delle artiglierie si fa sempre più lontano, poi ogni rumore di guerra tace.
Le sirene danno il segnale di cessato pericolo e la vita cittadina riprende col solito andirivieni nei canali, nelle calli, nei “campi”, mentre i più curiosi a gruppi si recano in pellegrinaggio nei luoghi colpiti.
Le località colpite da bombe incendiarie sono le seguenti:
Una bomba – in Calle del Cristo a Cannaregio – rimaneva inesplosa.
Una bomba – a Dorsoduro – cadeva sul tetto del Palazzo Balbi rimanendo inesplosa.
Una bomba – in Corte del Tagliapietra a Santa Croce – cadeva sul tetto di una casa e poi ruzzolava nel rio di San Boldo senza esplodere.
Una bomba – in Fondamenta Contarina a San Polo – cadeva sulla pubblica via senza esplodere.
Una bomba – a San Marco in Calle del Ridotto – cadeva in un cortile scoppiando, con danni alle case vicine e alle vetrate.
Le località colpite da bombe esplosive sono le seguenti:
Una bomba – a Ca’ Foscari – sfondava il tetto di una tettoia comunale.
Una bomba – alla Stazione Marittima – cadeva vicino alla sottostazione elettrica danneggiandola.
Una bomba – a San Marco, in Corte Coppo – cadeva nell’interno della corte danneggiando le case circostanti.
Le bombe caddero in acqua nelle seguenti località:
Una bomba – a Quintavalle di Castello – cadeva in acqua danneggiando le vetrate delle case, in parte frantumandole.
Una bomba – in Bacino San Marco – cadeva in acqua scoppiando senza danni.
Una bomba – nel Rio del Malcanton – cadeva nell’acqua senza danni.
Una bomba – in canaletta Sant’Elena – scoppiava nell’acqua senza danni.
Una bomba – in Rio San Severo – scoppiava nell’acqua senza danni.
Altre bombe caddero fra San Michele e Murano, in laguna, senza danni.
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